Scienze volontarie

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Lo maggior don che Dio... Fesse creando... Fu della volontà la libertate (Dante)


"Io sono uno studioso e sento tutta la sete di conoscere che può sentire un uomo. Vi fu un tempo nel quale io credetti che questo costituisse tutto il valore dell'umanità; allora io sprezzavo il popolo che è ignorante. È Rousseau che mi ha disingannato. Quella superiorità illusoria è svanita, ho imparato che la scienza è inutile, se non serve a mettere in valore l'umanità". (I. Kant, "Critica della Ragion pratica"). suggerita da Luca Maria Blasi


Le scienze volontarie sono le scienze che trattano argomenti dove è determinante la volontà dell'uomo.

Vi rientrano la Filosofia, la Storia, la Letteratura, il Diritto, l'Economia, Scienze Politiche, Scienze Sociali.


Critica alle definizioni correnti[modifica | modifica sorgente]

Le scienze volontarie, sono correntemente definite: scienze umane, scienze morali, scienze sociali, scienze molli, scienze non misurabili.

Il termine scienze umane richiama le attività sociali ed intellettuali, ma anche la Medicina riguarda l'uomo.

La definizione più antica riguarda le scienze morali, significando un giudizio della attività che però non può mai essere condivisibile essendo la morale figlia del tempo.

Nelle scienze sociali vi rientra principalmente la sociologia e le scienze politiche, riguardano l'interazione tra gruppi o tra il singolo e la società. Vi rientra bene il diritto e l'economia, meno la Filosofia e la Letteratura o l'Arte e la Musica.

Scienze molli è un termine generico che non richiama l'attività intellettuale.

Scienze non misurabili benché è corretto in linea di principio in quanto è collegato a quelle scienze in cui non è applicabile il metodo scientifico, richiama ad una evoluzione passata del termine scienze che riguardava le cosiddette scienze esatte che io invece chiamo scienze assolute in quanto riferite a realtà e a fenomeni naturali, esistenti per proprio conto e non dipendenti dall'essere umano.

L'illuminazione kantiana[modifica | modifica sorgente]

"Io sono uno studioso e sento tutta la sete di conoscere che può sentire un uomo. Vi fu un tempo nel quale io credetti che questo costituisse tutto il valore dell'umanità; allora io sprezzavo il popolo che è ignorante. È Rousseau che mi ha disingannato. Quella superiorità illusoria è svanita, ho imparato che la scienza è inutile, se non serve a mettere in valore l'umanità". (I. Kant, "Critica della Ragion pratica").

È grazie all'amico Luca Maria Blasi che ho scoperto questa citazione di Kant che mi ha portato alla definizione di scienze volontarie e scienze assolute.

In quei tempi gli scienziati erano contemporaneamente astronomi e filosofi ossia scienziati di scienze dure e molli, non come oggi in cui vi è una specializzazione spinta, e Kant, come molti e come me, ha creduto che vi fosse una superiorità delle cosiddette scienze dure, salvo ricredersi successivamente.

Mi è piaciuta la citazione di Rousseau in quanto nel libro si fa riferimento al contratto sociale nonché il passaggio dove dice che la scienza (assoluta) è inutile, se non serve a mettere in valore l'umanità.

Ma chiamare queste Scienze umane, oggi è limitativo in quanto, come detto, si è aggiunta la distinzione con le scienze sociali, per cui, per riunirle, ecco il termine scienze volontarie, riprendendo la citazione di Dante Lo maggior don che Dio... Fesse creando... Fu della volontà la libertate (Dante).


"Io sono uno studioso e sento tutta la sete di conoscere che può sentire un uomo. Vi fu un tempo nel quale io credetti che questo costituisse tutto il valore dell'umanità; allora io sprezzavo il popolo che è ignorante.

Questo passaggio inoltre mi conferma la bontà di scienze volontarie in quanto si valorizza la volontà del popolo, ignorante delle scienze dure, ma con la sua umanità che si attua solo con la volontà.

Se Hitler è andato al potere democraticamente, il popolo si prende la responsabilità delle scelte perché non esiste la scienza umana, o morale che stabilisce cosa è il bene o il male, ma esiste il conflitto sociale legale ove il cittadino deve vigilare in ogni momento le scelte dell'élite in quanto il voto non può essere una cambiale in bianco.

La legge nella scienza volontaria[modifica | modifica sorgente]

Le scienze volontarie sono principalmente senza leggi, ad esempio la storia, la Letteratura, la filosofia, la sociologia.

In sostanza sono scienze descrittive di prassi, di buone pratiche, di culture, di precetti morali, di religioni.

Vi sono dei casi particolari nel diritto è nella economia.

La legge nel diritto[modifica | modifica sorgente]

La legge nella scienza del diritto è una regola di comportamento per gli uomini che appartengono ad una precisa collettività e vivono in un luogo delimitato.

Lo Stato è una entità politica che esercita la sovranità su un popolo entro i confini di un territorio.

La legge è lo strumento per l'esercizio della sovranità.

La morale delle scienze volontarie[modifica | modifica sorgente]

Le scienze volontarie, in quanto tali, sarebbero libere di spaziare in infinite situazioni reali.

La morale è il limite delle leggi nelle scienze volontarie per imporle ad una collettività, quando non sono imposte con la forza.

Se guardiamo ai primi esempi di scienze volontarie nel campo della economia e del diritto, troviamo che dei popoli interi erano schiavi del monarca che stabiliva le leggi per tutti.

In quel caso, un monarca "giusto" o illuminato, emanava delle leggi uguali per tutti come regole per la civile convivenza.

Il passaggio successivo è stato quello di istituire i privilegi per alcuni beneficiari, subito trasformatisi in élite.

Privilegio, dal latino legge per il singolo, è un esempio di spoliazione legale.

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